Oltre la visione ordinaria: alla scoperta di The Analog Dimension

Oltre la visione ordinaria: alla scoperta di The Analog Dimension Siamo estremamente felici ed emozionati di annunciare che l’ospite della nuova edizione di Eres Art sarà The Analog Dimension. Un artista capace di trasformare visioni interiori in mondi complessi, ancestrali e profondamente evocativi, dove il bianco e nero diventa portale e rifugio.

1) Quando e come è nato “The Analog Dimension”? 
Potresti raccontarci com’è iniziata la tua avventura artistica, dal buio dello “scantinato di Barcellona” fino alla concretizzazione della tua visione? 

Il progetto Analog Dimension nasce agli inizi del 2019, quando ho iniziato a studiare i cosiddetti "funghi magici", più scientificamente la psilocibina. Nonostante non abbia mai studiato disegno a livello accademico, ho sempre avuto una predisposizione a disegnare cose estremamente dettagliate, e questa predisposizione è esplosa in un'urgenza impellente durante uno dei miei primi viaggi psichedelici. Il flusso di pensieri e di visioni era così straripante che sentii un'urgenza quasi fisica di mettere su carta quello che stavo vedendo e provando in quel momento. Iniziai così a tenere un "diario di bordo" durante i miei viaggi, dove scrivevo e disegnavo. Ben presto, però, quel diario iniziò a starmi stretto: avevo bisogno di fogli più grandi per espandere le mie rappresentazioni. Così comprai un blocco da disegno formato A3 e, durante ogni viaggio, completavo una tavola intera. Dopo circa una decina di viaggi, avevo collezionato altrettante tavole, ognuna diversa, ognuna rappresentante un'esperienza specifica. Non erano mai stati pensati per essere resi "pubblici", ma successivamente, sotto consiglio di varie persone, decisi che forse quelle tavole avevano qualcosa da dire, dopotutto. Nel 2023, venni selezionato per un evento a Londra che, nonostante le mille difficoltà logistiche e organizzative, fu un successo. Finalmente riuscii a scrollarmi di dosso quella "sindrome da impostore" che mi portavo dietro. Fu proprio grazie a quella mostra che raggiunsi la consapevolezza che tutto ciò poteva essere più di un semplice sfogo per la mia testa: poteva diventare un vero e proprio lavoro. 

2) Qual è il tuo processo creativo tipico? 
Come nasce, si sviluppa e si conclude. 

Per i primi anni, il processo creativo è stato quello di disegnare durante il viaggio, sotto l'effetto della psilocibina, e mettere su carta l'insieme di sensazioni, visioni, paure ed emozioni che mi travolgevano in quel preciso istante. Adesso disegno anche in condizioni "normali", inserendo comunque elementi e forme presi dalle tavole originali, perché comunque è da lì che tutto deriva. 


3) Cosa intendi esattamente con “Universo Antico” e come lo interpreti nella tua arte? 
L'Universo Antico, o come lo chiamo io, "La Dimensione Analogica", è quel mondo ancestrale da cui proveniamo, la fonte generatrice di tutto. È una dimensione che diventa chiara ed evidente durante le esperienze psichedeliche: è come se la struttura della realtà come la conosciamo si disintegrasse, lasciando emergere una nuova realtà che, in quel momento, appare estremamente familiare. Nonostante sia assurda e bizzarra nelle forme e nei colori, si ha comunque la sensazione che sia quell'universo da cui veniamo. Quando ci si trova dentro, tutto risulta estremamente chiaro, ed è proprio in quel momento che entrano in gioco i miei disegni: sono frammenti, schegge di quell'Universo. 

4) Al centro di molte tue opere compare un piccolo cane nero, che definisci simbolo spirituale e rifugio dell’anima. Perché hai scelto proprio un cane nero come “guida” o compagno spirituale? Cosa rappresenta per te a livello emotivo e simbolico? 

Tutto! Kirkon significa tutto per me. 
Rappresenta il compagno che ho avuto accanto per 14 anni e che era sempre presente durante i miei viaggi. Le esperienze psichedeliche non sono sempre rose e fiori anzi, spesso durante un viaggio ti trovi a dover affrontare esplorazioni introspettive intense, momenti di oscurità e perfino di paura... le mie esperienze non erano esenti da questa dinamica, ed ogni volta che la mia mente soccombeva alla paura cercavo con una mano di raggiungere Kirkon per accarezzarlo, abbracciarlo, il solo contatto con la sua pelliccia mi calmava e mi permetteva lentamente di uscire dal luogo oscuro in cui mi trovavo, la sua presenza gentile e discreta mi restituiva pace in quei momenti di chaos. Ed è cosi che ho deciso di metterlo in ogni tavola, in modo da dare all'osservatore un punto sicuro di ancoraggio qualora si sentisse perso nel disegno, cosi come era per me durante i viaggi. Un luogo sicuro. 



5) C’è un filo rosso che unisce tutte le tue opere? O anche un messaggio, una filosofia che desideri condividere attraverso di esse? 

Il filo conduttore è l'invito ad esplorare i meandri della propria mente e del proprio subconscio. 

6) Il nome “Analog Dimension” suggerisce una “tensione” tra mondo analogico e mondo digitale (“Analog hearts beat louder in a digital world”): come vivi e rappresenti questa dualità nella tua arte? 

In realtà, il nome ha un duplice significato: il primo è proprio il modo in cui ho sentito di dover chiamare quella dimensione che visito e di cui riporto i frammenti; il secondo è didascalico, nel senso che tutte le mie opere sono interamente analogiche, realizzate su carta, con matita, penne, tutto fatto a mano. Non disprezzo l’arte digitale; credo che ogni forma d’arte sia capace di comunicare qualcosa, ma non è un mondo in cui riesco a sentirmi a casa. Mi piace l’odore della grafite, la sensazione della carta sotto le dita: sono un nostalgico. Scatto ancora le foto con il rullino, ascolto la musica con il giradischi e i vinili, leggo libri cartacei. Se potessi, guarderei i film in VHS. 



7) C’è un’opera in particolare a cui ti senti particolarmente affezionato? Se si, quale? 

Sicuramente le prime hanno un valore unico, tutte quelle disegnate durante i viaggi hanno un significato enorme per me, ancora oggi dopo anni quando le guardo ricordo perfettamente cosa stavo pensando e vedendo in corrispondenza di ogni tratto di penna, è come se fossero fissate nella mia mente. Tra le "nuove" c'è sicuramente "I wish i could tell you this..." che amo particolarmente. 

8) Quali tecniche utilizzi per realizzare i disegni? 

Base a matita, ripassata con penne a china e pennarelli brushpen per le ombre. 
 


9) Che peso ha l’utilizzo del colore nella tua arte? 

Non ho mai usato i colori nelle mie rappresentazioni, tutte le mie opere sono rigorosamente in bianco e nero, principalmente perché i colori che percepisco durante i viaggi non esistono nella realtà che conosciamo, quindi ho sempre preferito lasciare a chi osserva la possibilità di immaginare i colori. Nonostante ciò, ultimamente ho fatto un paio di cose a colori ed è stato divertente. 

10) Quali sono i tuoi progetti futuri? 

Ci sono nuove visioni psichedeliche o “dimensioni” che vuoi esplorare prossimamente? Sicuramente un libro illustrato con parti anche scritte, una sorta di graphic novel con prevalenza di illustrazioni ma anche parti di testo, poi sto lavorando a un mazzo di carte francesi e uno di tarocchi, e poi proprio per il discorso della domanda sui colori, vorrei fare un colorbook dove appunto ognuno può colorare i disegni come preferisce.
 


Vi aspettiamo sabato 13 dicembre, una data per noi particolarmente significativa: avremo infatti l’occasione non solo di ammirare dal vivo le sue opere, ma anche di festeggiare insieme i 10 anni di Eres. Un traguardo importante che non potevamo celebrare in compagnia migliore.